06 febbraio 2014

Verso il sole - RECENSIONE

Ecco uno di quei post che si ha difficoltà a scrivere per la paura di bestemmiare, nel senso di dire una cosa che ai più potrà sembrare un affronto, una cazzata o una bestemmia.
Perché quando si toccano i mostri sacri si rischia il linciaggio, perché a me Verso il sole, l'ultimo film di Michael Cimino, non è piaciuto.
La prima volta l'ho visto quando uscì nelle sale italiane nel 1996. Con l'età molte cose cambiano. All'epoca non mi dispiacque, rivisto oggi mi ha fatto quasi tenerezza per come è pieno, soprattutto nella seconda parte, di situazioni scontate. La storia del medico (Woody Harrelson) che sequestrato da un giovane delinquente mezzo indiano e malato terminale (Jon Seda) intraprende insieme a lui un viaggio verso l'Arizona alla ricerca di un luogo miracoloso in grado di guarirlo segue un percorso facilmente intuibile per quello che riguarda il cuore e il senso del film. Parlo cioè dell'evoluzione dei due personaggi nel corso del viaggio, cambiamento che si riflette nel loro rapporto che parte pieno di paure ed ostilità e finisce in modo fraterno.
Anche i temi trattati e derivanti da questo odio-amore tra i due, vale a dire la lotta tra due modi distinti di vivere, lo scontro tra scienza e magia, la vita destinata al successo del medico contrapposta a quella disgraziata di Blue e altri ancora, si intersecano senza troppa partecipazione emotiva secondo uno schema ben preciso e dunque prevedibile. L'apice di tutto questo il film lo raggiunge quando i due si danno il cinque in macchina o quando il medico regala l'anello del fratello morto al suo nuovo amico, lì in un attimo si passa dallo scontato allo stucchevole fino ad arrivare al risibile. Forse Verso il sole (The Sunchaser) è semplicemente un film invecchiato male ma che all'epoca funzionava, forse Michael Cimino lo ha girato su commissione (la sceneggiatura è di Charles Leavitt) controvoglia ancora turbato dagli insoddisfacenti esiti di Ore Disperate. Probabilmente Cimino, in altre parole, già prima di accettare di realizzare questo film, durante cioè i sei anni trascorsi dopo Ore Disperate, aveva gettato la spugna della rassegnazione o peggio si era sentito tradito dalla macchina cinematografica.

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