15 maggio 2014

[RECENSIONE] Solo gli amanti sopravvivono

Forse Jim Jarmusch credeva di essere adatto a fare un film sui vampiri e forse c'aveva ragione pure. Perché quelli di Solo gli amanti sopravvivono somigliano a tanti personaggi visti negli altri suoi film. Stesso temperamento. Insomma, in qualche modo il Jarmusch touch c'è tocca solo decidere se funziona o meno parlando di vampiri contemporanei. Diciamo di sì ma fino a un certo punto.
Buona l'idea dei vampiri Adam (Tom Hiddleston) e Marlowe (John Hurt) gohst writer per illustri musicisti e drammaturghi del passato.
E' per questi due personaggi che Jarmusch ha simpatia. Il giovane musicista e il vecchio scrittore. In loro due si racchiude il senso del film che poi è in fin dei conti il senso della vita, anche per un vampiro.
Come spesso capita nel suo cinema si parla di una quotidianità che nella sua monotonia soddisfa il protagonista. Un personaggio quasi sempre un po' apatico e con la puzza sotto il naso. Comunque sia, anche in Solo gli amanti sopravvivono (Only Lovers Left Alive) la vita tranquilla di Adam e della sua compagna Eve (Tilda Swinton) viene interrotta da un evento inatteso: l'arrivo della mina vagante Ava (Mia Wasikowska), la sorella di Eve. Un po' come accadeva in Kiss Of The Damned quando a scombinare gli equilibri nella comunità vampiresca arriva Mimi, la sorella di Xenia.

Apro una parentesi. Interessante il ribaltamento compiuto in tal senso nel film Broken Folwers: lì a trasformarsi nella mina vagante è Bill Murray dal momento in cui riceve la lettera. Chiusa parentesi.

In Solo gli amanti sopravvivono i due vampiri maschi, Adam e Marlowe, sono talmente fuori luogo rispetto al mondo in cui vivono (Adam definisce gli umani, per la loro stupidità, zombie e preferisce restare invisibile anche a discapito dei suoi meriti artistici) da risultare troppo fuori luogo. Questo perché Jarmusch per raccontarceli ricorre a cliché troppo scontati, come quello iconografico alla Jim Morrison/Kurt Cobain (cantante maledetto) per il personaggio del vampiro musicista Adam.
Il personaggio principale si trasforma così in una caricatura che fa decisamente a cazzotti con le intenzioni del regista di farci provare per lui una sincera empatia.
Peccato. Resta comunque azzeccato il finale che chiude il cerchio e fa tornare tutta l'esistenza e dunque la sopravvivenza -per ironia della sorte- ad una primordiale brutalità per tanto tempo tenuta a bada dentro.

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