20 maggio 2014

[RECENSIONE] La stirpe del male


Quel fottuto bivio che ti cambia la vita, a volte è una strada vera e propria, altre volte è metaforica come quando, per esempio, è la risposta ad una domanda. Sai com'è: alla stessa domanda un conto è dire sì un altro è rispondere di no, cambia tutto. Tutto questo farneticamento iniziale tanto per dire che La stirpe del male sceglie la strada sbagliata senza però percorrerla del tutto, camminando in qualche modo in una via di mezzo tra il giusto e lo sbagliato che non va da nessuna parte veramente.
Forse soprattutto perché il film, attraverso il metodo del found footage e del POV, racconta una storia di cospirazione diabolica ma lascia la questione tutto sommato in secondo piano e quando la tratta più nel dettaglio lo fa senza mai convincere. La stirpe del male si concentra più sulle conseguenze del raggiro diabolico, sulle stranezze sempre più sinistre della neo sposa e futura mamma di uno degli anticristi Samantha (Allison Miller), sulla sua possessione diabolica. E anche qui c'è da dire che finché la vediamo, ad esempio, mangiare carne cruda al supermercato -ripresa dalla telecamera di sorveglianza- le scene funzionano piuttosto bene, quando inizia a far volare persone o oggetti con la telecinesi o quando comunque entrano in gioco gli effetti speciali di post produzione funziona molto meno. Sarò un ultrà dell'horror suggerito ma non appena si mostra troppo la tensione se ne va all'aceto. Come quando fa da sola quel rito in cui il simbolo dell'euro, ma qualcuno lo avrà già notato sì?, da lei scolpito sul parquet inizia ad emettere quella luce allucinante e luciferina, mi si perdoni.
Però è anche il film che col senno del poi utilizza il found footage davvero in maniera pessimista. Altrimenti non avrebbe avuto senso inserire le scene dei rituali demoniaci ripresi dalla telecamera di Zach (Zach Gilford). Perché non sono stati cancellati dai cospiratori della setta? La risposta più logica, col senno del poi, pare essere perché oramai è iniziata l'Apocalisse e cancellarli sarebbe stata una perdita di tempo. Cercando di spiegare meglio la cosa: anche la polizia (che non può far niente quando Zach si accorge che qualcuno gli è entrato in casa perché secondo il codice non ci sono segni di scasso) pare dirci che oramai è inutile provare a ribellarsi perché tutti (quelli che contano) sono già dalla parte del male. Anche perché una violazione di domicilio c'è stata veramente ed è servita alla setta per installare le numerose telecamere che da quel momento in poi spieranno la vita domestica della coppia. Perché lasciare quelle prove, fare tutto questo alla luce del sole -fino a mostrarcelo- se non perché fermamente convinti che nessuno le userebbe contro di loro? Dunque: l'Apocalisse è già iniziata. Una visione, ammesso che l'interpretazione sia giusta, niente male per un film pensato per un uso e consumo di massa.
Comunque sia i due rituali satanici (il primo durante il viaggio di nozze nella Repubblica Dominicana) non convincono per niente, meglio va con quella parte della cospirazione che mostra strane persone aggirarsi intorno la casa della coppia (con il pensiero che va inevitabilmente a Il signore del male); i segni che lasciano da quelle parti come quel simbolo ricorrente (sempre quello spiccicato all'euro) o le strane polverine vicino la porta d'ingresso e sulle finestre. Così come funziona tutta la parte precedente il secondo rituale, quando Zach dopo aver seguito un'auto appostata davanti casa sua scopre il covo della setta e quello che noi già sappiamo: la cabina di regia che controlla casa sua e di Sam notte e giorno.

Tentando di concludere possiamo dire comunque che a La stirpe del male, diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (quelli di 10/31/98, il segmento contenuto nel primo V/H/S), al di là dell'opinabile risultato, va riconosciuto il merito di averci provato con spirito di iniziativa. Peccato che il risultato alla fine sia un Rosemary's baby troppo confuso, chiassoso e poco spaventoso che non convince troppo come storia di cospirazione.

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