19 giugno 2014

[RECENSIONE] The Robber

La storia del delinquente che appena uscito di galera ricomincia con la vecchia vita è vecchia quanto il mondo. Perché si sa che per i criminali cambiare testa è difficile, non serve neanche provarci perché il loro destino è già segnato. Soprattutto per i rapinatori è difficile voltare pagina  anche perché in quei momenti si libera nel loro corpo l'adrenalina: una droga che inebria solo apparentemente senza fare male.
Questa ricerca di un pericolo sempre maggiore, infatti conduce spesso il protagonista a una mania di grandezza che porta solo all'autodistruzione, Point Break lo abbiamo visto un po' tutti. The Robber (Der Räuber), scritto (insieme a Martin Prinz) e diretto dal tedesco Benjamin Heisenberg, non fa eccezione: Johann corre (ha la passione per le maratone) senza sosta inseguito da tutti, come una versione maschile di Lola perché anche lui in fin dei conti corre per qualcosa, un amore, un ideale. Ed è proprio questo sentimento a rovinare sia il protagonista che il film stesso, perché quella redenzione finale di Johann oramai sconfitto che telefona alla sua amata è anche il mea culpa, forse involontario, inconscio, del film stesso che si rende conto troppo tardi di aver perso una bella occasione. Senza quella breve telefonata, semplicemente lasciando inquadrati i tergicristalli sarebbe stato un finale, e forse anche un film, da paura.


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