25 luglio 2014

[RECENSIONE] The Wolf of Wall Street

Sarà perché The Wolf of Wall Street è un film sulla fascinazione del male, rappresentato qui da soldi, sesso e droga, sarà perché Jordan (Leonardo di Caprio), il protagonista, capitato nelle mani del mentore sbagliato (Matthew McConaughey) diventa una simpatica canaglia del mondo della finanza che vuole tutto e lo vuole subito. Forse è per i tipi assurdi che fanno parte del suo staff. Magari il vero motivo è che dietro tutto questo c'è Martin Scorsese, fatto sta che The Wolf of Wall Street è un gran film, cazzo. Che qui ci sta bene perché nel film se ne sentono parecchie di parolacce, e un po' della bellezza della pellicola sta anche in questo, hai voglia a dire di no. È un gran film perché alle 3 passate mi costringe a scrivere qualcosa di getto, come mi capita raramente. Sarà perché ancora una volta nella filmografia di Scorsese si parla di bene e male, di persone ai limiti, ai margini, estremisti che solo nell'eccesso trovano uno sfogo, di antieroi in un mondo sballato. D'accordo, è vero che lui, Jordan Belford, persona vera e vivente autore di un'autobiografia da cui poi si è ispirata la sceneggiatura di Terence Winter, alla fine finisce in galera ma è vero anche che passerà quei 18 mesi giocando a tennis, mentre il poliziotto FBI (Kyle Chandler, Super 8, Argo) se ne torna a casa a bordo di un mezzo pubblico. Come Jordan gli aveva indovinato in occasione del loro primo incontro sullo yatch che porta il nome di sua moglie Naomi (Margot Robbie). Passati quei 18 mesi per Jordan le cose ripartono, certo non come prima ma comunque ripartono e ricominciano, il poliziotto de l'FBI semplicemente sparisce. Un parallelismo che sembra voglia dirci una cosa ma in realtà ce ne dice molte, una ambiguità che aumenta il fascino del film perché lo apre ad una serie di interpretazioni sul libero arbitrio che sono, appunto, ambigue, discordanti, contraddittorie, che ci mettono in discussione, addirittura spaventose. Anche perché Scorsese non prende mai una posizione netta riguardo la vicenda ma si limita a raccontarla, lasciando noi spettatori stranamente affascinati dalla sua rappresentazione di quel mare di macelli che è l'essere umano.

Nessun commento:

Posta un commento