09 ottobre 2014

[RECENSIONE] Nymph

Se solo Nymph (aka Mamula, aka Killer Mermaid) avesse avuto qualche accortezza in più non sarebbe stato un film malvagio. Perché alcuni aspetti funzionano piuttosto bene mentre la credibilità di alcune situazioni lasciano davvero a desiderare rovinando quello che c'è di buono.

La trama è semplice: Kelly e Lucy sono due amiche americane (Kristina Klebe, Natalie Burn) in vacanza in Montenegro per trovare un loro amico del posto, Alex (Slobodan Stefanovic). Con la sua nuova ragazza (Sofija Rajovic) e un loro amico (Dragan Micanovic) si recano su un'isola deserta, la Mamula del titolo, non segnata sulle mappe, nonostante gli avvertimenti di un individuo (Franco Nero) di tenersi alla larga dal luogo. Ci vanno ugualmente, visitano una caserma abbandonata usata dai nazisti durante la guerra, e scoprono che è abitata da un tizio (Miograd Krstovic) che ammazza chi gli capita a tiro, cioè chiunque finisca sull'isola, per nutrire una sirena (Zorana Kostic Obradovic) di cui è innamorato da tanto tempo.

Parlavo di credibilità. In un horror -più che negli altri generi- la verosimiglianza è fondamentale per il buon risultato del film e in Mamula (inedito in Italia) questa spesso viene meno. Peccato perché gli ambienti dell'isola sono quelli giusti per un film che è sia claustrofobico che agorafobico e sono ben fotografati da Dimitrije Jokovicle. Anche l'evoluzione del personaggio principale di Kelly, la ragazza debole con la paura di nuotare in mare aperto (per via di un vecchio trauma) che alla fine si butta in acqua per aiutare i sopravvissuti a far fuori la creatura mitologica, ci sta perché è così che deve svilupparsi quel tipo di protagonista in questo tipo di storia.

Quello che non funziona, dicevo, è altro, è la credibilità di alcune situazioni: non è credibile che Kelly e Lucy non si spaventino per niente quando a un certo punto con le loro torce illuminano due scheletri sporchi di sangue, tanto per fare un esempio. Soprattutto se consideriamo che è in quei momenti che la tensione inizia a farsi sentire sul serio. E ancora, la sirena. La sua versione mostruosa e il morphing utilizzato per la sua trasformazione da bella a brutta fa ridere, stesso effetto lo procura il grido di dolore che di lì a poco fa resuscitare il suo protettore/compagno, e non c'è cosa peggiore di una scena drammatica involontariamente comica.

Involontariamente, per l'appunto. Le intenzioni del regista e co-sceneggiatore Milan Todorovic sono buone e vanno comunque riconosciute (per darsi un tono il film cita, ovviamente, l'Odissea di Omero ma anche Melville e Kafka), speriamo nel suo prossimo film Wrath of the Dead previsto per il 2016.

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