07 maggio 2015

[RECENSIONE] Humandroid

Tra un anno la polizia di Johannesburg utilizzerà dei robot antropomorfi di titanio dotati di un prototipo di intelligenza artificiale.
Uno di questi, il numero 22, subisce un grave danno alla batteria e per questo viene destinato alla rottamazione. Viene rubato invece dal suo creatore (Dev Patel, The Millionaire), che tra l'altro si chiama Deon, la cui pronuncia è pericolosamente Dion, per installargli il primo software di intelligenza artificiale al 100% di sua invenzione. A sua volta però Deon viene rapito insieme al robot (ancora senza programma) da tre delinquenti (Yo-Landi Visser, Ninja e Jose Pablo Cantillo). Il loro sogno, e il rapimento dell'ingegnere serve a questo, sarebbe di spegnere per sempre tutti i robot-poliziotti. La cosa a quanto pare non è possibile. Per salvarsi la pelle Deon propone al trio di accendere il robot e di addestrarlo per farlo diventare un delinquente, anche se tra cinque giorni la sua batteria si spegnerà per sempre. Ci sono da considerare solo due cose. La prima è che Deon in qualche modo insegna al robot (che viene ribattezzato Chappie e che apprende da zero come un bambino, anche se molto più velocemente, ovviamente) ad essere se stesso e non violento. La seconda è che i tre non sono i veri cattivi della storia, anzi nel film sono la parte comica: il vero tiranno non è neanche il gangster Hippo (Brandon Auret) che dai tre vuole una cospicua somma di denaro, la vera minaccia è Vincent Moore (Hugh Jackman), uno scienziato militare a capo di una sezione del Ministero degli Interni concorrente a quella di Deon che vuole utilizzare al posto dei robot intelligenti quelli pilotati a distanza dagli uomini (un po' come in Real Steel, tanto per intenderci). Sarà infatti Moore a trovare il modo di spegnere i robot poliziotti mandando il mondo nel caos.

Brandon Auret minaccia Ninja, Yo-Landi Visser e Jose Pablo Cantillo nel film Humandroid.

Humandroid (Chappie), terzo film di Neill Blomkamp dopo District 9 e Elysium, è un film sulla creazione e i problemi legati ad essa. Problemi più che altro di natura etica perché creare la vita senza utilizzare rapporti sessuali vuol dire sostituirsi a dio: non a caso Moore si fa il segno della croce quando vede con i suoi occhi i comportamenti di Chappie. È una storia trita e ritrita che Blomkamp tenta in qualche modo di aggiornare senza ahimé riuscirci fino in fondo. L'errore è stato forse di mettere nel pentolone troppi ingredienti, troppi temi, senza però approfondirli come avrebbero meritato. Come il rapporto tra Deon e Chappie, che è quello tra genitore e figlio. Ad esempio: che ci faceva nel suo furgone il pollo di gomma che dà a Chappie per insegnargli le prime parole? Lì per lì ti viene da fantasticare che Deon abbia un figlio, magari lo aveva ma è morto e il pollo di plastica era un suo giocattolo che non riesce a buttare. Peccato perché l'intuizione di Chappie come sostitutivo del figlio non trova riscontri ma il rapporto tra di loro è comunque riconducibile a quello tra un genitore/creatore e la sua prole. Con il secondo che si ribella a un certo punto al primo soprattutto quando questi gli confessa che a causa della sua batteria fusa gli restano pochi giorni di vita. Perché all'inizio Chappie è per Deon solamente un esperimento, l'esperimento numero 1, solo con il passare del tempo si rende conto di aver fatto il passo più lungo della gamba, di aver superato il limite, solo con l'aumentare dei pericoli avverte un'agitazione emotiva e un senso di attaccamento con il robot che va al di là. Peccato che vengano risolti in modi a volte beceri, come quando lo lascia per la prima volta con i tre simpatici balordi e lo saluta promettendogli che ritornerà. Ovviamente ritornerà, ovviamente i due legheranno e si aiuteranno a vicenda tra risate, lacrime e troppi colpi di scena che creano più che altro confusione.
Il risultato finale non è da buttare nel cesso ma la puzza di paraculata si sente abbastanza ed è confermata anche dalla notizia che a quanto pare Chappie/Humandroid diventerà una trilogia.

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