05 agosto 2015

[RECENSIONE] Pixels

Ma quanto sono forti 'sti americani? Mai che perdano una guerra. Semmai possono essere sconfitti in qualche battaglia, ma la guerra, quella che salverà il mondo, la vinceranno. E saranno indispensabili i soliti sfigati amici-nemici da una vita, uno dei quali -non si sa come- è diventato presidente degli Stati Uniti (Kevin James). Più una bella poliziotta (Michelle Monaghan) misteriosamente sempre più attratta da uno di loro (l'attore e produttore Adam Sandler).
La battaglia qui è con una forza extraterrestre che, mal interpretando un messaggio di pace lanciato dagli umani nello spazio negli anni '80, manda sul nostro pianeta la versione reale dei primi vecchi e inimitabili videogiochi da sala. Sarà dura sconfiggerli, anche perché i primi attacchi sono così fulminei da cogliere impreparati gli umani. Poi il gruppo di nerd si compatta e agendo di astuzia, anche scorrettamente, riesce a sconfiggere l'alieno invasore.
Il tutto in modo così rapido, facile e un po' alla cazzo di cane, da far sentire forte un senso di presa per i fondelli. Gli sceneggiatori Tim Herlihy e Timothy Dowling hanno fatto un lavoro degno dei tre di Gli occhi del cuore. Senza menare troppo, come abbia fatto Eddie (Peter Linklage) a barare durante la sfida con Pac-Man per le strade di NY resta un mistero. Dietro la macchina da presa c'è Chris Columbs, lo sceneggiatore del primo Gremlins di Joe Dante, di Piramide di Paura e I Goonies, tutti film usciti negli stessi anni di quando le salegiochi spopolavano. L'esperto regista fa la sua parte e cerca di limitare i danni di una storia che procede senza vere regole tra goliardia ed effetto nostalgia.
Peccato perché l'idea di partenza era piuttosto originale e prende spunto da un omonimo cortometraggio diretto da Patrick Jean (qui il link al suo sito) nel 2010 che potete vedere qui sotto. Dopo il salto le conclusioni.


Pixels alla fine spreca una buona occasione di raccontare una generazione, quella di noi quarantenni, e si accontenta della solita minestra riscaldata che non si preoccupa più di tanto di come si arriva alla fine di una storia, basta solo arrivarci da simpatici e giusti vincitori.

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