03 settembre 2015

[RECENSIONE] Ant-Man

L'unica scena che mi ha quasi entusiasmato guardando Ant-Man è quella del racconto che Luis (Michael Peña) fa a Scott Lang (Paul Rudd) su come abbia avuto la soffiata sulla rapina da fare nella casa. Rapina che cambierà la vita a Scott trasformandolo nel supereroe in miniatura ma con una forza spropositata che dà il titolo al film.

Con il senno del poi quella è la scena più importante di tutto Ant-Man. Ma è anche il momento che mi ha ricordato il grande escluso da questo film: Edgar Wright. La scena di L'alba dei morti dementi in cui Shaun illustra agli amici il programma delle tappe prima di raggiungere in Winchester (con le musiche dei Goblin), avete presente? Ci ho visto lo stesso stile narrativo, un po' per le parole usate da chi racconta ma soprattutto per l'aspetto visivo con le inquadrature con i movimenti a schiaffo e altre cose del genere.

Per il resto con il film diretto da Peyton Reed siamo sempre dalle parti del riscatto, della seconda possibilità da offrire, del fotutto sogno americano di realizzare il proprio sogno di felicità costi quel che costi, degli ultimi che saranno i primi, dei classici trucchetti per farci sentire tutti più fichi e gasati. Se non altro però questa volta la minaccia da sconfiggere non viene da lontano, niente musi neri, gialli, figli di un cammello o altre cose xenofobe del genere. La minaccia qui è americana ed è rappresentata da uno scienziato pazzo e guerrafondaio che si è sentito abbandonato e tradito dal dottor Hank (Michael Douglas). A parte questo dettaglio niente cambia rispetto agli altri cinecomix della Marvel che hanno per protagonisti sfigati a cui capita la sfiga più grande di tutte: il fardello di dover salvare il mondo.

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