07 settembre 2015

[RECENSIONE] Harbinger Down

La sensazione che Harbinger Down fosse in qualche modo ispirato a La Cosa era percepibile già dai trailer. La conferma arriva già dal primo minuto della pellicola, con la navicella sovietica che nel 1982 va a schiantarsi nel mare di Bering.
Anni dopo un gruppo di ricercatori, a bordo di una barca (la Harbinger) capitanata da Lance Henricksen, trova un pezzo del velivolo congelato, lo issa su, e incautamente lo scongela riportando in vita una forma di vita aliena che farà strage dei presenti. L'entità si comporta come nel film di Carpenter, nascondendosi all'interno dei corpi ospiti ed uscendo fuori da essi solo quando viene scoperta.

Harbinger Down non è un film basato sui colpi di scena. Al contrario qui, prevedibilmente, è scontato il body count. Quel che ha la priorità sono gli effetti speciali dello Studio ADI realizzati tutti durante le riprese e non in post produzione, come nel film di Carpenter e in quel prequel di qualche anno fa curato, guarda caso, proprio da ADI.
Alec Gillis, allievo di Stan Winston e cofondatore dello studio insieme a Tom Woodruff Jr., scrive e dirige il film in funzione degli effetti speciali che spaziano da quelli di make up, agli animatronici, fino a quelli in stop motion. Il lavoro c'è e si vede e la resa è piuttosto soddisfacente.
Quel che manca è proprio una regia e una sceneggiatura in grado di dare al film qualcosa in più. Si avvertono le falle in alcuni passaggi, così come le incongruenze e dei ritmi non sempre azzeccati.
Harbinger Down a tirar le somme non è un disastro di film ma non riesce nemmeno a raggiungere la sufficienza. Se ne apprezzano le buone e nobili intenzioni che non cancellano però i numerosi difetti. Per una serata popcorn da nostalgia anni '80 va benissimo, se non vi basta è il caso di cercare altro.

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