Kate (Emily Blunt) lavora per l'FBI ed accetta una missione pericolosa, in una zona di confine tra USA e Messico, per fermare una volta per tutte un super spacciatore responsabile di una ennesima strage. È l'ultima ruota del carro e non capisce niente di quello che accade, del perché e del percome, anche perché nessuno le spiega niente anche se chiede. Tra i suoi nuovi colleghi ce n'è uno in particolare che richiama la sua e la nostra attenzione: Alejadro (Benicio Del Toro), il Sicario del titolo, divorato da un odio che lo muove contro tutto e tutti -anche i colleghi- pur di raggiungere la sua vendetta personale.
Denis Villeneuve ci piace. Ci piace perché il suo sguardo canadese sull'America è incontaminato. Il copione di Taylor Sheridan (attore nelle serie tv Veronica Mars, Sons of Anarchy) è pieno zeppo di sparatorie, esplosioni, inseguimenti, morte e paranoia, elementi tipici dell'action hollywoodiana, ma non viene interpretato dal regista in modo caciarone o sborone. Non c'è un montaggio sincopato, la necessità di esasperare come sarebbe invece accaduto con qualcun'altro dietro la macchina da presa. Merito anche dell'altra mente lì dietro: il direttore della fotografia di Roger Deakins, che già in Non è un paese per vecchi aveva avuto a che fare con un'ambientazione e un approccio simile.
Tutto questo alla fine per fare una considerazione: sapere che sarà Denis Villeneuve a dirigere il sequel di Blade Runner ci lascia sempre più perplessi.
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