12 dicembre 2015

[RECENSIONE] Regression

Un po' tutti noi seguaci della prima ora di Alejandro Amenábar aspettavamo il suo ritorno nei territori della paura.
Regression più che un film di paura è un film sulla paura, su come nasce e si diffonde creando veri e propri casi di isteria collettiva come quando negli States dei primi anni '90 andava prendendo sempre più piede l'idea che le sette sataniche fossero dappertutto.
Si parte da una ragazzina (Emma Watson) del Minnesota (il film però è stato girato in Canada) che accusa il padre (David Dencik) di molestie sessuali per arrivare ad una indagine (Ethan Hawke) ricca di continui colpi di scena fino alla rivelazione finale tanto sconcertante quanto scontata.
Fondamentale nelle ricerche l'ipnosi regressiva usata dal Dottor Raines (David Thewlis) che si rivelerà però una bufala inaudita in quanto sotto ipnosi, influenzati dalle suggestioni quotidiane, si possono inventare ricordi di avvenimenti mai avvenuti.
Un po' come accadeva nel romanzo (1987) e poi film (1989) Communion. Dove però si parla di un'altra paranoia tipicamente americana. Anche lì lo scrittore Whitley Strieber dopo alcune sedute di ipnosi regressiva viene colto dal dubbio: sono ricordi veri quelli del mio rapimento alieno, o sono frutto della mia fantasia, delle mie suggestioni?

In bilico tra thriller, horror, poliziesco e dramma alla fine Regression non prende nessuna strada, e fin qui possiamo anche essere d'accordo. Il film prima suggerisce l'orrore, in seguito lo mostra, per poi alla fine rivelarci che è tutta una bufala suggerita dalla suggestione. Una paura tanto potente anche perché -in qualche modo- appartiene ad una intera collettività piuttosto ignorante ed arretrata, dedita ad un fanatismo religioso esagerato. Nel diavolo quanto in dio, non fa molta differenza per i vari personaggi coinvolti nelle indagini.
Ma la cosa più inquietante è che questa isteria di massa contagerà e coinvolgerà anche l'ateo detective Kenner, progressivamente.

La prima parte è quella più coinvolgente, quella, non a caso?, per cui Amenábar si è fatto conoscere ed apprezzare: l'orrore suggerito.
A un certo punto però la storia prende una piega un po' noiosa, il film un po' si ammoscia e perdiamo sempre più interesse per l'indagine su quello che è capitato veramente a Emma Watson, anche perché in questo difficile ruolo l'attrice non ci ha tanto convinto.

Comunque, nella sua complessità Regression ha sicuramente bisogno di una seconda visione/opportunità che forse farà apprezzare di più la lenta, lentissima, discesa del poliziotto Bruce Kenner negli abissi di una cittadina compromessa dalle sue stesse paure.
La sensazione per adesso resta quella di un film non riuscito appieno, incompiuto. Alla fine come accadeva in altri lavori del regista, come Apri gli occhi e The Others, tutto si risolve con un "niente è come sembra", quello che viene a mancare qui però è un maggiore coinvolgimento da parte dello spettatore.
Ne riparleremo, forse.

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