10 agosto 2016

[RECENSIONE] Lights Out - Terrore nel Buio

Bisogna riconoscere che c'è un buon lavoro dietro il passaggio che ha portato il cortometraggio Lights Out di David F. Sandberg a diventare un film vero e proprio.
Lo sceneggiatore Eric Heisserer è uno dei responsabili dell'impresa. Lui che negli anni passati aveva firmato i copioni di Final Destination 5, La Cosa (il prequel) e dell'ignobile Nightmare.

C'è una oscura, minacciosa figura che si nasconde nel buio. Non attacca a caso, si accanisce contro una famiglia, anzi i famigliari di una donna (Maria Bello) che tutti credono pazza, (nuovo) marito e figli compresi (Teresa Palmer, Gabriel Bateman).
La verità ha origine tanti anni fa quando la mamma, all'epoca bambina, conobbe Diana: una coetanea con seri problemi fisici e mentali che diventa sempre più ossessivamente e morbosamente gelosa di lei, decisa a non abbandonarla neanche dopo la sua tragica dipartita, da spettro.

Lights Out non è solo un film che riesce a spaventare: dentro ci sono tanti temi che in qualche modo vanno intrecciandosi tra loro dando alla storia quello spessore in più sempre più raro nelle pellicole u.s.a. e getta di oggi, a partire dal tema della famiglia e dei sensi di colpa legati ad essa, delle paure non rimosse. Se i salti dalla sedia sono un po' telefonati, almeno per gli spettatori più scafati, la tensione è ben orchestrata da una regia capace di crearla in modo semplice ma efficace, utilizzando piccoli particolari, avvisaglie ricorrenti, spiegando le cose ma fino a un certo punto. Lights Out è un film che mette in gioco anche la carta dell'ambiguità, lasciando aperta, almeno fino a un certo punto, anche l'ipotesi follia e suggestione come spiegazione del tutto. Purtroppo però siamo pur sempre ad Hollywood e a casa del produttore James Wan dove gli horror devono avere sempre un mostro vero e proprio e non mentale. Questa banalizzazione viene però in gran parte riscattata da un finale duro e improvviso che stende un velo di tristezza piuttosto difficile da mandare via in poco tempo.

Lo svedese David Sandberg, comunque sia, è oramai parte del mercato hollywoodiano, lo dimostra il fatto che è stato chiamato a girare il secondo capitolo di una saga partita non proprio nel migliore dei modi, quella di Annabelle, il primo spin off di The Conjuring. Il copione in questo caso è di Gary Dauberman, lo stesso del primo ma anche del nuovo It.

I corti di Sandberg, sempre senza dialoghi e interpretati dalla moglie Lotta Losten (autrice spesso anche dei soggetti-sceneggiature), li potete recuperare sul canale YT di Sandberg (link).

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