È vero: ogni film, non solo il più impegnato ma anche il più scarso, anche il più commerciale nasconde tracce del periodo in cui è stato prodotto. Anche se non vuole. It di Andrés Muschietti non fa eccezione. Per prima cosa è un adattamento, che se non sono loro un segno dei tempi cinematografici che stiamo vivendo ditemi cosa lo sono di più, secondo adattamento dopo quello televisivo degli anni '90.
Se usciamo dai territori del cinema però la situazione non cambia. It è un film che si lascia guardare senza però fare niente per cambiare una certa tendenza fatta di effetti audio super stereo, tanto per citare una battuta di un cult degli anni '80, e immagini super patinate da videoclip molto figo e alla moda.
La sviluppo narrativo, i perché e i percome si arriva ai sette sfigati uniti contro il mostro mutaforme non vengono spiegati. Ok che c'è la morte di Georgie, il fratellino del ragazzino balbuziente, ma come ci si arriva a loro al gran completo davanti la casa spettrale dove dorme Pennywise non viene spiegato o almeno viene spiegato in maniera superficiale. It è un film molto parlato, che preferisce spiegare gli avvenimenti e le ragioni di essi con una frase o un dialogo piuttosto che con una sequenza di sole immagini. Le immagini quando intervengono per raccontare lo fanno con un utilizzo, come al solito, eccessivo della CGI e il lungo braccio che esce dalla fogna per acchiappare il fuggitivo George rovina una scena iniziale tutto sommato fino a quel momento buona.
Non tutto è da buttare: gli attori sono molto bravi, non tanto Bill Skarsgård ma piuttosto i sette ragazzini soprattutto nelle situazioni corali comiche. Bravo soprattutto l'espressivo Jeremy Ray, il ciccione Ben. Buone anche le parti finali con Pennywise oramai sconfitto dagli sfigati che scapoccia e farfuglia, quasi un sentimento di empatia per esso potrebbe sopraggiungere.
It, a cominciar a tirar le somme, è l'ennesimo campionario di situazioni e cliché visti e rivisti pensati per un pubblico che parla e mangia mentre distrattamente guarda un film. Un lavoro ben realizzato ma con il minimo sforzo necessario, senza troppa voglia di dire/mostrare qualcosa fuori dal comune. Uno sforzo ridotto al minimo riscontrabile anche nel doppiaggio italiano, talmente pigro da non aver tradotto il pronome it, sicché nei dialoghi tra i sette loser sentiamo dire frasi come "Dobbiamo fermare it". Da codice penale cazzo! E qui torniamo al film come specchio dei tempi in cui viviamo del 'tutto subito senza sforzi' e a cazzo di cane come insegna il M° Ferretti.
Non tutto è da buttare: gli attori sono molto bravi, non tanto Bill Skarsgård ma piuttosto i sette ragazzini soprattutto nelle situazioni corali comiche. Bravo soprattutto l'espressivo Jeremy Ray, il ciccione Ben. Buone anche le parti finali con Pennywise oramai sconfitto dagli sfigati che scapoccia e farfuglia, quasi un sentimento di empatia per esso potrebbe sopraggiungere.
It, a cominciar a tirar le somme, è l'ennesimo campionario di situazioni e cliché visti e rivisti pensati per un pubblico che parla e mangia mentre distrattamente guarda un film. Un lavoro ben realizzato ma con il minimo sforzo necessario, senza troppa voglia di dire/mostrare qualcosa fuori dal comune. Uno sforzo ridotto al minimo riscontrabile anche nel doppiaggio italiano, talmente pigro da non aver tradotto il pronome it, sicché nei dialoghi tra i sette loser sentiamo dire frasi come "Dobbiamo fermare it". Da codice penale cazzo! E qui torniamo al film come specchio dei tempi in cui viviamo del 'tutto subito senza sforzi' e a cazzo di cane come insegna il M° Ferretti.
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