11 febbraio 2018

[EXTRA] FILM E POLITICA - Fantozzi e le elezioni

Fantozzi è una di quelle figure che funzionano solo in Italia, o tutt'al più in Europa. Forse perché le dinamiche lavorative e sociali descritte nei film che lo vedevano protagonista, con il volto del suo creatore Paolo Villaggio, erano (e sono) inconcepibili in altre nazioni. Questo più un modo di raccontarlo decisamente sopra le righe facevano (e fanno) della figura del ragionier Ugo Fantozzi un personaggio decisamente per pochi. La stessa Italia si divideva, e lo fa tuttora, tra chi lo ama e chi lo odia, tra chi ci vede un ritratto al vetriolo del nostro paese e chi trova solamente irritante un personaggio cosi remissivo e servo dei padroni (salvo avere degli sporadici atti di ribellione).


Fantozzi subisce ancora è il quarto film della saga, l'ultimo della prima fase, quella migliore, il primo in cui è accreditato Neri Parenti come unico regista, il primo senza Giuseppe Anatrelli nella parte del geometra Calboni sostituito qui da Riccardo Garrone, il primo film che non è tratto da un libro di Paolo Villaggio.
Lo si ricorda soprattutto per la scena delle allucinazioni davanti al televisore che trasmette tribune politiche in vista delle prossime elezioni, naturalmente anticipate.

Fantozzi (lo stesso che alla fine del primo film, influenzato da Folagra (Giuseppe Terranova), la Pecora Rossa dell'azienda, prende a sassate le vetrate della megaditta)  non sa per chi votare e decide di fingersi malato per poter seguire tutti i dibattiti politici in tv e schiarirsi le idee. Teme che sbagliare voto possa peggiorare ancor di più la sua situazione lavorativa. Finirà in un vortice che lo manderà ancora di più in confusione ma ne prende coscienza ed andrà a votare con le idee finalmente chiare.


Fantozzi subiva ancora ma credeva che il voto fosse importante. Al giorno d'oggi un concetto del genere suona per molti come una lingua straniera incomprensibile. Forse perché siamo arrivati ad un punto di non ritorno da cui si rimpiangono i vari Pannella, Spadolini, De Mita, Berlinguer e tutti gli altri esponenti della Prima Repubblica. Tangentopoli era ancora lontana ma tra i politici che gli parlano nella famosa sequenza allucinatoria c'è anche Bettino Craxi, che non ha certo bisogno di presentazioni, e il suo ministro Pietro Longo, dippuista condannato per le tangenti Icomec. Siamo arrivati a questo punto: oggi si rimpiangono gente come loro, come Andreotti e tanti altri di lì  a poco al centro di processi talmente lunghi da far cadere il reato in prescrizione.

Il nostro umile impiegato oggi probabilmente si chiuderebbe ancora in casa fingendosi malato, ancora più indeciso probabilmente lo farebbe per più tempo ma alla fine esprimerebbe comunque la sua preferenza o comunque il suo giudizio, magari con la abusata fetta di qualcosa a farcire la scheda elettorale al posto della tirata di sciacquone.
O forse no. Forse da italiano medio, da uomo comune, oggi sarebbe uno dei tanti delusi irreversibili che non votano più e che preferiscono andare al mare quel giorno.

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