14 febbraio 2018

[RECENSIONE] La forma dell'acqua - The Shape of Water

C'è qualcosa che non torna ne La Forma dell'acqua - The Shape of Water, il film di Guillermo del Toro vincitore del Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il racconto della storia di Elisa Esposito (Sally Hawkins) una donna muta addetta alle pulizie che conosce, si identifica, si innamora di una creatura antropomorfa prelevata in sud America dal governo degli Stati Uniti manca di un non so che.

Da una parte lei, con la sua amica collega di colore Zelda (Octavia Spencer), il suo amico grafico gay Giles (Richard Jenkins) che non lavora più a causa dei suoi gusti sessuali, dall'altra il marcio e cattivo mostro Strikland (Michael Shannon) che odia la creatura anfibia in quanto diversa da lui. Nel mezzo la creatura amazzonica (interpretata dal solito Doug Jones) con poteri rigeneranti e curativi. Di lato i sovietici, in competizione con gli Stati Uniti per la conquista dello spazio, siamo nei primo anni '60 della Guerra Fredda, che però infiltrano dentro il laboratorio segreto americano uno scienziato (Michael Stuhlbarg) molto più umano dello stronzo Strickland. 

Quello che non convince è il pochissimo tempo dedicato alle decisioni importanti se non cruciali prese dai personaggi. Troppo di fretta. Si potrebbe obiettare che sono tutte scelte fatte di istinto dai personaggi fatto sta che Giles, prima di allora prudente, dopo l'ennesima dimostrazione omofoba e razzista decide di colpo di aiutare l'amica Elisa a portare via la creatura dal laboratorio. Soprattutto però è Elisa che di punto in bianco sceglie di fare l'amore con il suo nuovo e fuggitivo amico anfibio.

Il film inoltre oscilla tra la strada commerciale e quella indipendente e autoriale di del Toro. Alcune scelte appaiono quasi coraggiose, le abituali masturbazioni mattutine di Elisa dentro la vasca del bagno di casa, il musical Vecchia San Francisco (1943) con Alice Faye che sempre lei immagina di ballare e di cantare insieme alla sua amata creatura. Altre trovate sono decisamente più chiassose e da film da box office come le sparatorie nella parte finale. Senza la minima sfumatura è il personaggio di Strikland, la sua cattiveria senza lati positivi risulta esagerata e poco accattivante, giusto il bacio che gli dà uno dei suoi due figli lo rendono un minimo umano e dunque (inconsciamente per lo spettatore) ancora più spaventoso. Sulla scelta di non mostrare l'atto sessuale tra i due né l'organo sessuale (nascosto, come spiega Elisa stessa all'amica Zelda) della creatura possiamo invece anche essere d'accordo, forse sarebbe stato inutile oltre che un tantinello malato e di cattivo gusto in un film del genere.

Rispetto agli altri film storici/favolistici di Guillermo del Toro (La Spina del Diavolo e Il Labirinto del Fauno) c'è una sostanziale differenza: questi due sono ambientati in Spagna, nazione vicina per cultura a del Toro che è messicano, La Forma dell'acqua è invece il primo ad essere ambientato negli Stati Uniti e ad essere prodotto e distribuito da una potente major come la Fox. Cambia inoltre l'età del protagonista: non più due ragazzi ma una donna altrettanto fragile e indifesa.

La Forma dell'acqua un po' delude le altissime aspettative ma guadagna un punto grazie ad un finale decisamente azzeccato anche se pericoloso perché non esclude un seguito che speriamo sinceramente non arrivi mai.

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