03 marzo 2014

[RECENSIONE] 38 témoins

La giornalista e la protagonista di 38 témoins riflettono su una cosa a un certo punto del film: che poliziotto e giornalista in fin dei conti sono due mestieri che si somigliano. Una considerazione scontata, a tal punto banale che sicuramente è già stata utilizzata altre volte.

Al di là di questo mio pensiero, 38 témoins è in realtà un ragionamento sui sensi di colpa, sulle crisi sentimentali, e sul menefreghismo umano. Perché nel piazzale di un complesso di palazzi della città di La Havre avviene un brutale omicidio. Nessuno degli inquilini ha sentito nulla, o almeno così dice alla polizia. Cosa strana considerando la brutalità del delitto. E infatti poco dopo uno di questi si fa avanti e confessa: le urla della ragazza erano agghiaccianti, impossibile ignorarle. Gli altri abitanti sono quindi costretti a rimangiarsi tutto. Ed è qui che il sepolto emerge nelle vite di Pierre e della sua compagna Louise mandandole in frantumi. La classica goccia che fa traboccare il vaso, solo che qui non c'è una goccia ma un fiume in piena. La crisi nella coppia era dietro la porta. La morte della ragazza, i tormenti di lui, la sua confessione, il senso di colpa che non se ne va lo stesso, i vicini di casa che iniziano a vendicarsi prendendo a sassate le finestre della loro casa, tutto questo fa esplodere la loro crisi prima del tempo, rimettendo tutto in discussione.
In 38 témoins mano mano che si va avanti diventa sempre più chiaro che il giallo è un pretesto per parlare di altro, molto più di quanto il genere non faccia già di suo per predisposizione. Perché qui si va oltre alla rappresentazione della vigliaccheria umana, con gli abitanti dei palazzi che pur avendo sentito una donna gridare non hanno fatto nulla contribuendo di fatto alla sua morte, meschinità che va avanti quando gli stessi senza farsi riconoscere prendono a sassate le finestre dei due protagonisti. Qui si va oltre e ci si concentra sulla vita privata e provata del meno codardo di tutti gli abitanti di quei palazzi. Senza neanche rendercene conto il delitto passa spesso in secondo piano senza mai sparire del tutto però, insinuandosi nelle pieghe della coscienza di Pierre. Il delitto, in altre parole, innesca una serie di eventi più interessanti del delitto stesso: una reazione a catena che porta la morte della ragazza in secondo piano, la mette a tal punto da parte da far storcere il naso a qualche purista.
38 témoins è insomma una rilettura audace del genere giallo che merita almeno una visione.
Scrive e dirige questo anomalo film il belga Lucas Belvaux, ispirandosi al romanzo Est-ce ainsi que les femmes meurent? di Didier Decoin.

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