13 agosto 2014

[RECENSIONE] L'étrange couleur des larmes de ton corps

Attenzione: L'étrange couleur des larmes de ton corps è un film giallo dannatamente pericoloso. E nel senso buono del termine, sia chiaro fin da subito. Alla fine della visione pensi, giustamente, di averci capito ben poco eppure dopo giorni continui a pensarci. Ci si capisce poco perché non è un film narrativo nel senso comune del termine, o meglio, la narrazione nel film prende subito e spesso una strada che raccontare è impossibile. È brutale scriverlo in questo modo ma tutto sommato ci sta bene perché L'étrange couleur del larmes de ton corps è una storia feroce raccontata in maniera feroce.

Dan (Klaus Tange) torna a casa dopo aver passato alcuni giorni fuori per lavoro. Al suo ritorno però scopre che sua moglie Edwige è sparita. La cosa strana è che il chiavistello è ancora inserito nella porta. A questo punto si fa strada sempre più una storia, appunto, inenarrabile. Non tanto per le scene violente che ci vengono mostrate, quanto piuttosto perché queste non hanno un filo logico così immediato. Ma non sono solo le morti e le violenze in genere a non avere fili logici narrativi: sono allucinazioni? Sogni? Racconti di qualcuno? O un altro tipo di proiezione della mente di Dan? Forse tutto questo o niente di tutto ciò. Si devono aggiungere infatti mille altri particolari destabilizzanti fatti di rimandi e associazioni mentali varie che riempiono il film e la sua esile narrazione (ordinaria) fatta di personaggi tipici del genere giallo come l'investigatore. Tutto questo ci spazza di continuo e ci torna in mente anche a diversi giorni dalla visione del film. L'étrange couleur segue le strane logiche del sogno, è un viaggio mentale che va oltre perché dietro c'è anche la ricerca di superare certi steccati del genere giallo, di rileggere il genere in una chiave nuova.
L'étrange couleur è cinema sperimentale e concettuale che rilegge e porta avanti il discorso iniziato dal giallo all'italiana. I riferimenti sono evidenti nell'utilizzo di vecchi brani scritti da Morricone, Nicolai, De Angelis e altri. Ma è soprattutto per come utilizza alcuni elementi: la città e l'appartamento, anzi il palazzo protagonista del film. Per i nudi, per le telefonate, le morti cruente. Ed è proprio negli omicidi che l'omaggio si fa lampante perché è lì che L'étrange couleur compie la vera rivoluzione esasperando, un termine molto probabilmente sbagliato ma così mi viene in questo momento, ancora di più quella rottura che gli omicidi dei gialli italiani avevano inventato.
In altre parole, il film riformula il ruolo dell'assassino e lo colloca in un non luogo che lo fa assomigliare molto agli alieni de L'invasione degli ultracorpi. E qui mi fermo anche perché, come dicevo all'inizio, non so mica quanto c'ho capito. Tocca rivederlo alla prima occasione, magari per peggiorare solo la situazione facendosi venire ancora più dubbi.
Intrippante, come dicono i giovani della mia età.

L'étrange couleur des larmes de ton corps è il secondo lungometraggio del duo belga formato da Hélène Cattet e Bruno Forzani. Il primo, del 2009, si chiama Amer.

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