03 marzo 2016

[RECENSIONE] Deadpool

Cos'ha di diverso Deadpool dagli altri cinecomix della Marvel? Ha veramente qualcosa di diverso?
Parte col botto, ma c'era da aspettarselo un inizio coi fiocchi, con i titoli di testa che al posto dei nomi degli attori scrivono la caratteristica principale dei personaggi che essi interpretano nella pellicola, gli stereotipi che essi rappresentano. Discorso simile per il cast tecnico, che si conclude con la didascalia "regia di uno pagato troppi soldi" o qualcosa del genere. Titoli di testa che bel ci introducono nello spirito che si vivrà nel film.
La prima ammosciata non a caso la si avverte quando il film si fa serio e affronta il tema della malattia.
Perché al protagonista Wade (Ryan Reynolds), di professione mercenario/delinquente, capita a un certo punto di scoprire di avere una serie di tumori allo stadio finale. L'unica è accettare l'invito di un man in black (Jed Rees) a sottoporsi ad una cura speciale che lo trasformerebbe anche in un supereroe.
Proprio così. Perché nel mondo (Marvel) in cui è ambientato il film Deadpool gli X-Man esistono realmente, dunque i supereroi sono la normalità. Dicevo, le parti, che poi sono principalmente due, in cui si parla della malattia, la rappresentazione di come il nostro e la sua donna (Lorena Baccarin) reagiscono ed affrontano il problema sa troppo di costruito, o di arronzato. Non c'è molta differenza. Anche perché la malattia è un pretesto più che un tema. Con buona pace mia.

Comunque sia il nostro si sottopone in gran segreto all'esperimento/cura ma entra subito in conflitto con il giovane Frankenstein (Ed Skrein) della situazione. Perché il nostro non riesce a tenere la boccaccia chiusa: dice parolacce e altre frasi pesanti/pungenti finendo per questo spesso nei guai. Lui alla fine acquisisce il potere di rigenerare velocemente i suoi tessuti: ferite, amputazioni non sono un problema. Ma lo scontro tra il nostro e Frankenstein, anch'egli dotato di super poteri, finisce in una esplosione in cui lui viene creduto morto mentre l'altro, il cattivo, sparisce. Il nostro, con il volto (anzi tutto il corpo) sfigurato a causa degli esperimenti a cui s'era sottoposto, e non per colpa dell'esposione, cambia identità: diventa Deadpool e inizia la caccia per ritrovare Frankenstein anche perché vuole farsi ricostruire tutta la pelle. Lui che è pazzo gli rapisce la donna (Morena Baccarin), la quale lo crede morto, perchè nel frattempo sono passati due anni. Il nostro chiede aiuto a due X-Men, Colossus (gli ha prestato il corpo André Tricoteux) e Testa Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand), lui che gli X-Men li aveva sempre snobati rifiutando i loro inviti di entrare a far parte del gruppo. Degli altri, quelli più famosi, niente, neanche l'ombra, neanche una comparsata, spariti forse per motivi di budget come dice lo stesso protagonista. Solo Wolverine viene citato da Deadpool quando lo ringrazia per aver permesso che il suo film venisse realizzato. E a pensarci bene tutti e due hanno il potere di guarire velocemente...

Stiamo divagando, la domanda era: cosa ha di diverso?
Sangue e parolacce è la risposta. Deadpool, diretto dall'esordiente (nel lungometraggio) Tim Miller, rispetto agli altri cinecomix della Marvel è molto più violento e scurrile.
Negli USA si è beccato una bella R, che equivale a un divieto ai minori di 17 anni, per "strong violence and language throughout, sexual content and graphic nudity"*. Da noi ha avuto un divieto ai 14.
Il divieto non ha assolutamente ostacolato la pellicola che nel solo weekend di debutto ha incassato la bellezza di 135 milioni di dollari, a fronte di un budget di 60 milioni circa.

Se togli però le parolacce, le secchiate di sangue e le continue rotture della quarta parete, Deadpool resta un film come gli altri.
La trasposizione del fumetto - creato da Fabian Nicieza (testi) e Rob Liefeld (disegni) e curata dagli sceneggiatori di Benvenuti a Zombieland: Rhett Reese e Paul Wernick - resta fedele alle tracce drammaturgiche dei cinecomix, ma più in generale dei film commerciali, alle solite trite e ritrite regole sulle evoluzioni dei personaggi e delle storie. Tutto deve finire bene, il male non può proprio permettersi conquiste, mai e poi mai in territori americani, l'amore deve trionfare, l'unione fa sempre la forza. Sangue e imprecazioni fanno passare tutta questa retorica in qualche modo in secondo piano, fungendo in tal senso da elementi distraenti. Ed è questa forse la mossa migliore di Deadpool: ti accontenta con poco e manco te ne fa accorgere.

*: Però, ci sarebbe un però: l'unica zinna che si poteva vedere era quella sinistra della spalla di Frankenstein (Gina Carano), anch'ella dotata di superpoteri, ma è coperta nell'inquadratura da Colossus. C'è anche il culo di Reynolds un po' prima a un certo punto. Ma a parte queste due piccole cose, di nudità non ce ne sono. La scena in cui Wade e Vanessa trombano per la prima volta non mi ricordo mostrasse nudità.

Nessun commento:

Posta un commento