08 maggio 2015

[RECENSIONE] Child 44

Pare che la Russia si sia arrabbiata per come Child 44 descrive la fine dell'epoca stalinista, periodo storico in cui ha deciso di ambientare la vicenda del famigerato killer di Rostov, attivo in realtà dalla fine degli anni '70 e giustiziato nel 1994. Il quadro che esce fuori dal film è uno spietato tutti contro tutti, in cui chiunque è disposto a infamare chiunque pur di aver salva la pelle. Un clima in cui tutti sono spiati sapendo di esserlo, e basta poco, niente, per essere portati via senza nessun complimento. La studentessa, la maestra, il gay. Basta poco, una pensiero discordante detto ad alta voce, gusti sessuali non accettati, un libro proibito portato con sé.
In questa realtà, siamo nei primi anni '50, vive e lavora Leo (Tom Hardy), ex eroe di guerra e oggi poliziotto. E lo seguiamo mentre nella sua vita accadono due cose fondamentali che lo porteranno a rivalutare in qualche modo il suo pensiero sul regime di Stalin: deve indagare su sua moglie Raisa (Noomi Rapace), accusata di essere una spia anti sovietica, ma soprattutto si scontrerà con i superiori contrari alla sua idea che in Russia giri a piede libero un assassino di bambini. Perché l'omicidio è un sinonimo di capitalismo e nella Russia di Stalin il capitalismo non c'è ed è proibito, perché in paradiso non si può finire ammazzati *. Quando accade si nascondono le prove, si falsificano, perchè fare mea culpa è proibito. Ecco allora che i bambini ritrovati morti senza vestiti lungo i binari nel rapporto ufficiale saranno vestiti, bugia gigantesca che dovranno accettare anche i genitori delle povere vittime. Questa è la cosa che non è andata giù alla Russia di oggi così lontana e così vicina da quella di Stalin.

Comunque sia, Leo indaga da solo avendo tra le palle superiori ciechi e sottoposti pronti a tutto pur di prendere il suo posto e pareggiare i conti su una certa cosa accaduta anni prima. Per proteggere la moglie spia (lo è veramente) viene mandato con lei in esilio, il caso vuole che gli omicidi lo seguiranno facendogli incontrare un collega meno ottuso degli altri (Gary Oldman), ma dalle maniere altrettanto sbrigative, che lo aiuterà nelle indagini.
Nonostante i grossi nomi coinvolti, c'è anche Vincent Cassel, Child 44 - Il bambino n° 44 non è un film per le masse perché invece di raccontare principalmente una storia che un appeal con il pubblico ce lo avrebbe pure, la caccia a un assassino di bambini, sceglie per l'appunto, ne abbiamo parlato fino ad ora, di mettere in risalto le brutture di un periodo storico relegandosi in ambiti più politici che thriller. Scoprire chi è l'assassino non ha molta importanza, lo dimostra il fatto che da un certo punto in poi ci viene mostrato in volto. Anche il ritmo non è convenzionale: lento per quasi tutta la durata, salvo improvvise esplosioni di violenza, poche però per un pubblico che mangia pop corn. Scelte coraggiose del regista svedese Daniel Espinosa (al suo secondo film americano dopo Safe House - Nessuno è al sicuro), dello sceneggiatore Richard Price (Il colore dei soldi, Lo sbrirro, il boss e la bionda, Clockers) e dei navigati produttori come Ridley Scott. Per questi motivi Child 44 ha tutta la nostra stima.

*: in quel periodo la stessa convinzione che il male potesse arrivare solo dall'esterno viene smentita anche negli Stati Uniti con la comparsa dei primi serial killer come Ed Gain.



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